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Studiando la Bibbia


I GIGANTI








1. GOLIAT: il gigante dell’orgoglio

2. ISBI BENOB: il gigante della pigrizia

3. SAF: il gigante della trascuratezza

4. Il fratello di GOLIAT: Il gigante della carestia

5. L’UOMO DALLE SEI DITA: il gigante della carnalità

6. Conclusione







Tu vieni verso di me con la spada, con la lancia e con il giavellotto; ma io vengo verso di te nel Nome del Signore degli eserciti, del Dio delle schiere d'Israele che tu hai insultate

1° Samuele 17:45



Prima ancora di mostrarci la gloria di Davide, la Parola di Dio si sofferma nella descrizione di un giovane che inizia la sua “carriera militare affrontando un uomo, armato semplicemente di una fonda e di cinque pietre.


Perché prima di affrontare il gigante Goliat, Davide scelse cinque pietre ben lisce nel torrente?

Non perché temesse di sbagliare, ma perché sapeva dell’esistenza di altri quattro giganti, anch’essi di Gat, come Goliat.



Davide era pronto ad affrontare anche questi giganti, insegnandoci così che bisogna abbattere tutti i giganti che vorrebbero signoreggiare nella nostra vita.


Che cosa rappresentano, quindi, questi giganti?

Lo scopriremo facendo riferimento parallelamente ai due passi di 2 Samuele 21 e 1 Cronache 20:4-8, notando che Davide sconfisse il primo di questi giganti, mentre gli altri quattro furono sconfitti dai suoi uomini.

In questo possiamo scoprire che Gesù ha agito per primo, sconfiggendo l’avversario che cercava la nostra morte.
Come Suoi sudditi anche noi dobbiamo distruggere i vari giganti che si elevano contro la nostra vita, cercando di abbattere la fede.


1. GOLIAT: il gigante dell’orgoglio

Rappresenta il primo dei giganti che dobbiamo affrontare.

Il suo nome, "Goliat", significa "splendore" e rappresenta l’orgoglio umano che si erge per offendere il Nome del Signore.

Per questo Gesù afferma che dobbiamo essere pronti a rinunciare a noi stessi e perdere la nostra vita.

L’orgoglio ci spinge a guardare a noi stessi per vedere ed esaltare le nostre qualità, i nostri pregi, anziché guardare al Signore e vederci, così, in un'ottica più giusta;

ci spinge ad osannare i nostri successi, le nostre vittorie, la nostra presunta imbattibilità;

a ritenere di essere degli esseri superiori, di non aver bisogno di nessuno, distogliendoci così dal dipendere e dall’amare e servire il nostro Signore;

a non vedere altro che noi stessi, dimenticandoci ed ignorando il nostro prossimo.

Davide contro Golia

2. ISBI BENOB: il gigante della pigrizia

Questo secondo gigante fu ucciso da Abisai.

"Isbi Benob" significa "indugiare in Nob", ed è simbolo della pigrizia, che vuole colpirci soprattutto nella sfera spirituale: abbiamo forza ed energia per muoverci, lavorare, compiere grandi sacrifici, ma non per prendere grandi decisioni per le cose che riguardano il Signore.

Qualcosa di simile viene descritto nel capitolo 5 del libro di Giudici, allorché alcune tribù di Israele non seguirono Barac nella guerra intentata contro i Cananei.

Debora muoverà da parte del Signore un forte rimprovero: «Perché sei rimasto fra gli ovili ad ascoltare il flauto dei pastori? Presso i ruscelli di Ruben, le decisioni furono coraggiose!» (Giudici 5:16).

Mentre la pigrizia ci spinge a rimandare a domani, lo Spirito del Signore ci spinge a prendere oggi grandi e coraggiose decisioni, senza ritardare le scelte, né posticipare l’impegno nel consacrarci al Signore e disporci al servizio nella Sua opera.


3. SAF: il gigante della trascuratezza

Il nome "Saf" significa "alto", mentre l’altro nome, "Sippai", riportato nel testo del libro delle Cronache, significa "la soglia", che nel linguaggio biblico richiama l’idea della custodia, della vigilanza, della protezione.

Questo gigante ci induce a lasciare incustodita la soglia del nostro cuore, così che il mondo vi possa entrare liberamente.

Il Re d’Israele agì con saggezza, difendendo i luoghi indicati da Eliseo, così che il re di Siria non poté conquistarli.

Lo Spirito Santo ci indica ancora oggi quali “luoghi” difendere.

Innanzitutto siamo esortati a guardare il nostro cuore, e quindi gli affetti ed i sentimenti: «Custodisci il tuo cuore più di ogni altra cosa, poiché da esso provengono le sorgenti della vita» (Proverbi 4:23).

Quindi, guarda la tua mente, cioè i tuoi pensieri: «Quindi, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri» (Filippesi 4:8).

Ed infine, guarda il tuo spirito, avendo cura in modo particolare di mantenere ed accrescere la tua comunione con il Signore, il quale ci esorta a vegliare... «pregando in ogni momento, affinché siate in grado di scampare a tutte queste cose che stanno per venire, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo» (Luca 21:36).

4. Il fratello di GOLIAT: Il gigante della carestia

Questo gigante, omonimo del guerriero sconfitto da Davide, è il fratello di Golia.

Il passo della Cronache riporta il nome Lahmi che significa "il mio pane" e rappresenta il cibo con cui il mondo vorrebbe nutrire la nostra anima, e di conseguenza la carestia, l’indigenza in cui possiamo cadere se veniamo cibati da questo mondo.

Contro questo tipo di mentalità si opposero fermamente Daniele ed i suoi amici, quando «il re assegnò loro una razione giornaliera dei cibi della sua tavola e dei vini che egli beveva» (Daniele 1:5).
«Daniele prese in cuor suo la decisione di non contaminarsi con i cibi del re e con il vino che il re beveva; e chiese al capo degli eunuchi di non obbligarlo a contaminarsi» (Daniele 1:8).

Il tempo diede ragione a Daniele, tanto che alla fine dei dieci giorni, essi avevano miglior aspetto ed erano più prosperosi di tutti i giovani che avevano mangiato i cibi del re (Daniele 1:15).

Parafrasando un vecchio proverbio, qualcuno ha affermato che
siamo ciò che mangiamo (soprattutto spiritualmente).

Dio ci aiuti a desiderare il cibo che viene dall’alto, il solo che contiene le proprietà più adatte a farci crescere nelle vie del Signore.

5. L’UOMO DALLE SEI DITA: il gigante della carnalità

Il numero sei rappresenta l’imperfezione umana, quindi la carnalità.
La "
mano" è figura dell’opera umana, mentre il "piede" raffigura il cammino, cioè la condotta dell’uomo.

In questo caso abbiamo una chiara indicazione della carnalità umana sia nel suo operato che nella sua condotta, la quale produce divisioni, come accadde nella chiesa di Corinto, preda della carnalità, malattia spirituale che offusca la mente ed il cuore del credente, impedendogli di comprendere le cose di Dio.

«Non ho potuto parlarvi come a spirituali, ma ho dovuto parlarvi come a carnali... » (1ª Corinzi 3:1).

Tutto ciò che ha il segno dell’uomo è imperfetto perché carnale. Abbiamo invece bisogno che lo spirituale prenda il posto del carnale.

6. Conclusione

Questi cinque giganti ci sbarrano la strada, ergendosi continuamente davanti a noi per terrorizzarci, così che andiamo a nasconderci anziché lottare, come accadeva al popolo di Israele di fronte alle minacce di Goliat.

Un buon soldato di Cristo saprà confidare nell’aiuto del suo Dio, ed affrontare ogni pericolo, ogni nemico ed ogni battaglia nel potente Nome del Signore.

Vogliamo vincere nel Nome del Signore i giganti che cercano di renderci schiavi di abitudini, attitudini e situazioni sterili ed improduttive.

Vogliamo affrontarli con coraggio, confidando nella potenza del Signore.


Che ancora oggi possano in ogni comunità sorgere dei veri combattenti spirituali, animati dalla fede genuina nel Signore, così da rispondere ad ogni sfida che il mondo propone: «Tu vieni verso di me con la spada, con la lancia e con il giavellotto; ma io vengo verso di te nel Nome del Signore degli eserciti, del Dio delle schiere d’Israele che tu hai insultate» (1° Samuele 17:45)

Prima ancora di mostrarci la gloria di Davide, la Parola di Dio si sofferma nella descrizione di un giovane che inizia la sua “carriera militare” affrontando un uomo, armato semplicemente di una fonda e di cinque pietre.

Gigante di Canaan

Ritrovamento di uno scheletro di un gigante in Canaan
(Si confrontino le proporzioni dell'osservatore rispetto allo scheletro)